Una giornata tra i patrimoni UNESCO di Bergamo e il villaggio operaio di Crespi d’Adda.
Tour guidato per gruppi, singoli, aziende e istituti scolastici.
- Quota di partecipazione: € 75
- Minimo 30 partecipanti
La quota comprende
- Bus gran turismo nel raggio di (km 200 da bergamo)
- Intera giornata servizio guida
- Auricolari al seguito
- Biglietto per salita/discesa funicolare per città alta
- Ingresso alla basilica di san Alesandro e alla cappella Colleoni
- Pranzo tipico in città alta con bevnda ai pasti (primo, secondo con polenta, dessert, caffè)
- Assicurazione medico bagaglio e RC
La quota non comprende
- Mance, extra personali e tutto quanto non espressamente indicato alla voce “la quota comprende”.
Programma della giornata
Ore 09,30 ritrovo dei Sig.ri partecipanti a Bergamo presso l’Hotel Cristallo Palace, incontro con la guida; attraversamento in bus del cuore di Città Bassa e salita in funicolare al centro storico medioevale e rinascimentale di Città Alta per la visita guidata.
Le mura venete di Bergamo sono un’imponente costruzione architettonica risalente alla fine del XVI secolo, tuttora ben conservate non avendo subito nei secoli alcun evento bellico. Dal 9 luglio 2017 le mura venete (la FORTEZZA DI BERGAMO) sono entrate a far parte dell’UNESCO, come patrimonio dell’umanità, nel sito seriale transnazionale “Le opere di difesa veneziane tra il XVI e XVII secolo: Stato da Terra – Stato da Mar occidentale ”.
Piazza Vecchia: Piazza Vecchia è la piazza di Bergamo posta nella parte alta della città, sede per molti secoli dell’attività politica e civile cittadina. La piazza a partire dalla metà del Cinquecento viene collegata tramite il porticato del Palazzo della Ragione con platea Sancti Vincentii, poi rinominata Piazza del Duomo.
Piazza Duomo (Basilica Santa Maria Maggiore e Cattedrale): La Basilica di Santa Maria Maggiore è una chiesa che si trova a Bergamo Alta, in Piazza del Duomo. Edificata nella seconda metà del XII secolo, l’esterno conserva le linee architettoniche romanico-lombarde originarie, mentre l’interno è decorato in stile barocco. Era in origine la cappella privata vescovile, divenuta poi chiesa battesimale della Cattedrale di San Vincenzo, perché sorta accanto al complesso della curia vescovile.
Cappella Colleoni: La Cappella Colleoni, opera rinascimentale di Giovanni Antonio Amadeo, si trova sulla piazza del Duomo, la Basilica di Santa Maria Maggiore e l’isola episcopalis.
Ore 12,30 pranzo in ristorante dove si degusterà un tipico “Menù tradizionale Bergamasco”
Ore 14,30 partenza per Crespi d’Adda (sito UNESCO di archeologia industriale)
Ore 15,00 inizio della visita guidata del Villaggio Crespi
Il villaggio operaio venne costruito a partire dal 1876 da Cristoforo Benigno Crespi e a seguire dai figli Silvio e Daniele: il bustocco scelse quest’area, vicina al fiume Adda, per costruire un cotonificio, a cui poi vennero aggiunti i reparti di tessitura, filatura, tintoria. La visita consiste in una passeggiata degli esterni: case operaie e impiegatizie, ville dei dirigenti e castello, servizi (scuola, dopolavoro, chiesa, emporio, medico e parroco, cimitero).
Fine dei servizi verso le ore 17.30 e rientro alle sedi di partenza con nostro bus.
Tutto ebbe inizio quando due capitani d’industria illuminati vollero costruire sulle rive dell’Adda “il villaggio ideale” del lavoro.Un piccolo feudo dove il castello del padrone fosse simbolo sia dell’autorità sia della benevolenza, verso gli operai e le loro famiglie.
Una storia d’altri tempi, di prima del motore. E’ il 1878 e dove la provincia di Bergamo incontra quella di Milano, Cristoforo Benigno Crespi fonda il suo nuovo opificio tessile.
Dal nulla sorge uno stabilimento all’avanguardia, dal nulla un’area disabitata diventa la meta quotidiana di migliaia di lavoratori.
E’ la fine dell’ottocento e la società è molto diversa da come oggi la intendiamo:
creare un polo industrializzato nel bel mezzo del nulla, tra il Brembo e l’Adda, non è solo visionario; per molti versi è anche una rivoluzione.
Sì, perchè in un mondo ben lontano dall’essere globalizzato, un mondo dove le lunghe distanze potevano essere percorse solo con il treno a vapore e dove il fine ultimo dell’imprenditoria era il prodotto, l’innovazione industriale sembrava rispondesse ad un solo nome:
Sono queste le premesse che portano alla creazione di quella che è oggi considerata una vera e propria opera d’arte.
E poco importa se quella visione, quella che porta la famiglia Crespi a creare tutto questo, non verrà avallata dalla storia.
- La Fondazione e la Storia
Per garantirsi la forza lavoro necessaria a muovere il nuovo cotonificio, Cristoforo Benigno Crespi non bada a spese. Così in pochissimo tempo nasce ben più della singola fabbrica: la famiglia Crespi compra i terreni necessari (principalmente da due comuni bergamaschi: Canonica d’Adda e Capriate San Gervasio, del quale il villaggio è ancora oggi frazione ) ed erige tutto quanto possa aiutare i dipendenti a svolgere bene il proprio lavoro.
Oltre a questo notevole importanza viene data all’innovazione e alla cultura, tanto che:
- Crespi d’Adda è stato il primo luogo in Italia a installare un sistema di illuminazione elettrico.
- I Crespi fanno installare una linea telefonica privata al fine di collegare il loro castello con la residenza milanese. Questo è il motivo per cui, a Crespi, c’è ancora oggi il prefisso telefonico di Milano (02)
- L’opificio, all’apice del suo splendore, arriva a contare 4.000 dipendenti. Se lo relazioniamo ai tempi è un numero grandissimo.
- Agli inizi del 900 viene construita una piscina ad uso esclusivo e gratuito dei dipendenti.
- L’azienda non si limita a fornirti un abitazione: anche tutto il materiale scolastico e l’alloggio al personale docente è fornito gratuitamente.
Insomma, come si dice da quelle parti: “Tu dammi la manodopera che al resto: “ghe pensi mi !”
Quello che nasce dall’idea di Crespi (al quale negli anni ’20 succede il figlio Silvio Benigno) e dalla matita di professionisti del settore (tra i quali gli architetti Ernesto Pirovano e Gaetano Moretti e l’ ingegnere Pietro Brunati ) è il villaggio ideale per ospitare i lavoratori di un industria in forte espansione.
Possiamo raggruppare le opere pensate dai Crespi sotto queste categorie:
- Abitazioni: principalmente le case sopra descritte (destinate ai dipendenti) ma non solo: esistono infatti delle villette per i dirigenti oltre che una “casa-castello” per la famiglia Crespi.
- Fabbricati ad uso produttivo: il cotonificio vero e proprio più una serie di costruzioni destinate a magazzino.
- Luoghi pubblici: la chiesa (una copia in scala ridotta di quella di Busto Arsizio, paese di provenienza della famiglia Crespi), l’ospedale, la scuola, il lavatoio e il cimitero, per citare i principali.
Crespi d’Adda si trasforma così in maniera molto rapida in una piccola città moderna dotata di servizi d’avanguardia.
Quando a Cristoforo Benigno succede il figlio Silvio, questi mette in pratica tutto quello che ha studiato girando l’ Europa.
A lui si deve infatti la conformazione urbanistica del luogo ereditata dai villaggi operai visti in Inghilterra.
Non è comunque l’unico merito per il quale Silvio Crespi passerà alla storia: tra i numerosi brevetti da lui depositati spicca infatti il telaio circolare.
Ulteriore conferma l’abbiamo il 5 dicembre del 1995: la bellezza architettonica del villaggio unita all’ottimo stato di conservazione e ad uno studio urbanistico di altissimo livello, basato su semplici principi geometrici (da un lato il quartiere residenziale e dall’altro la fabbrica) convinceranno infatti l’Unesco a inserirlo nel patrimonio mondiale.
Il cotonificio chiuderà i battenti solo nel 2003, dopo più di un secolo di onorata carriera. Il resto del paese è ancora oggi abitato (principalmente dai discendenti degli operai) ed è liberamente visitabile.
- Il Paternalismo Economico
Quello che è successo a Crespi d’Adda è storicamente definito come capitalismo paternalistico, una particolare forma di imprenditoria che implica un legame strettissimo tra titolare e dipendente.
Questo concetto è riassunto da un modo di dire azzeccatissimo: Crespi d’Adda, dalla culla alla tomba.
Se vi state chiedendo se questo sia da leggere con accezione positiva o meno, la risposta che mi sono dato è questa: “Dipende dal magnate”.
Al di là di queste considerazioni, la cosa certa è una. Se pensiamo al capitalismo moderno, quello orientato al mero ricavo che mostra oggi più che mai il rovescio della medaglia, il concetto di villaggio operaio fa sorridere, non solo l’imprenditore si assume i rischi d’impresa e le spese per l’ edificazione della nuova fabbrica: sul groppone e senza colpo ferire si trova infatti case e casette, scuole, luoghi di culto, ospedali e cimiteri.
Erano tempi diversi, direte voi. Non solo vi rispondo io: pensare ad un capitalismo che mescoli innovazione a urbanistica, filatropia a sindacalismo e architettura a politiche sociali non è solo bello.
Oggi stiamo scoprendo che forse, in maniera riveduta e corretta, è l’unica strada percorribile.
Quello che subito viene in mente è il binomio Volkswagen – Wolsburg, che esce vittorioso da un mercato allo sbando come quello dell’automobile.
Oppure a realtà come Google che con politiche precise e mirate offrono spazio e risorse ai dipendenti che vogliono dare corpo a idee nate nel tempo libero.
Quello che hanno in comune queste aziende è il raggiungimento della qualità come fine ultimo.
La qualità prima del profitto. O se preferite: il profitto attraverso la qualità.
- Cosa rimane di quel villaggio industriale?
Ci si rende conto già negli anni 20 che l’idea di Crespi è destinata a fallire. La tecnologia sta percorrendo strade non previste che sfoceranno qualche decennio dopo nel boom economico.
Penso principalmente all’esplosione di due tecnologie che si riveleranno rivoluzionarie: quella legata alla corrente elettrica e quella del motore a benzina destinato alle masse.
Due fatti che porteranno un’automobile a casa di ogni italiano e che taglieranno le radici al concetto stesso di Villaggio Operaio.
Da qui si va infatti dritti verso la nascita del pendolarismo: la prima tappa verso il mondo del lavoro che oggi tutti conosciamo.
Quello che ai nostri giorni rimane della storia dei Crespi è innanzitutto l’ottima conservazione di tutti gli edifici descritti in precedenza oltre che la testimonianza storica di quella che, per alcuni decenni, è stata un’eccellenza italiana.
Se è vero che il giudizio sul paternalismo è strettamente correlato al magnate che lo plasma beh, nel nostro caso quel magnate è una famiglia di imprenditori illuminati.
Che non si è limitata a fornire un alloggio ai propri dipendenti ma ha fornito loro il miglior alloggio possibile.
Anche a fine ottocento, avendo il capitale, era relativamente facile creare un villaggio dal nulla.
Era molto difficile farlo con qualità e a misura d’uomo, selezionando architetti ed ingegneri pronti ad una sfida simile.
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